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È bello camminare in una valle verde: l’Abbazia di San Liberatore a Majella a Serramonacesca

L’eremita è uno che rinuncia a un mondo frantumato per godere del mondo in maniera totale e senza interruzioni – Kahlil Gibran

 

Il secondo giorno del nostro soggiorno sulla Majella abbiamo deciso di dividerlo in due parti: la mattina l’abbiamo dedicata alla visita di Serramonacesca; il pomeriggio al borgo di Pennapiedimonte.

Andiamo con ordine e partiamo da Serramonacesca, il cui nome viene dalla locuzione “serra dei monaci”. Non c’è da sorprendersi che, in passato, monaci ed eremiti abbiano deciso di ritirarsi da queste parti, lasciandosi alle spalle la vita, che so, da commercianti o esattori per rivolgere lo sguardo al proprio interno e abbandonare le proprie vite nelle mani del Signore.

Ci siamo spinti in questo luogo curiosi di visitare l’Abbazia di San Liberatore a Majella. Ne avevo tanto (e spesso) sentito parlare ma non ci ero mai stata. In pochi minuti dal parcheggio e con una breve camminata si giunge al cospetto di uno splendido edificio, totalmente immerso nel verde. L’Abbazia è uno dei più antichi (e, permettetemi, uno dei più belli) monasteri d’Abruzzo: la sua fondazione viene fatta risalire addirittura all’opera di Carlo Magno. Lo scenario ha un suggestivo valore naturalistico e la struttura colpisce per la facciata bianca equilibrata, il campanile a pianta quadrata sviluppato in tre piani traforati, salendo, da monofore, bifore e trifore. Gli elementi che, però, lasciano davvero di stucco si trovano all’interno dell’Abbazia, strutturata in tre navate. È in quella centrale che spicca uno splendido pavimento con una rara e bella composizione geometrica policroma, tipica dello stile cosmatesco, databile intorno al 1200. Interessante anche quello che resta degli affreschi alle pareti, uno dei quali sembra rappresentare Carlo Magno e, con tutta probabilità, suo figlio Pipino mentre confermano il monastero all’ordine benedettino. Una menzione anche per l’architrave della seconda porta interna, sul quale spicca il caratteristico motivo a fiori tipico del romanico abruzzese. Non si potrà, infine, non far cadere l’occhio sull’ambone, ricco di bassorilievi di animali e vegetali; in particolare, è visibile un grifo dalla cui bocca esce uno stelo che culmina in due fiori e, al suo fianco, due uccelli che beccano un frutto.

Ci tratteniamo nell’Abbazia per circa mezz’ora (la visita è gratuita, ndr) per poi uscire e dirigerci verso le tombe rupestri di San Liberatore a Majella, alle quali si accede lungo il sentiero a destra dell’uscita (se si danno le spalle all’edificio), ben segnalato e accessibile a tutta la famiglia. Il sentiero scende agilmente per raggiungere il letto del fiume Alento e costeggiarlo senza difficoltà, vista la ridotta portata d’acqua. Il percorso prevede poi che si risalga per un breve tratto fino a raggiungere una parete di 20 metri, dove sono collocate proprio tre tombe, una piccola nicchia (dove con tutta probabilità era alloggiata la statua di San Giovanni) e una cappella. Le origini del complesso sono incerte, in quanto mancano fonti a riguardo.

Un breve trekking culturalmente ricco e interessante e, cosa più importante di tutte, accessibile, lo ripeto, a tutti; un’escursione che, nella sua prima parte, si conclude con un lauto pranzo presso il ristorante situato di fronte all’Abbazia, “Carletti – Nonna Ida”. Ottimi, abbondanti e ben presentati primi piatti (nello specifico, tagliatelle con funghi porcini e tartufo e con sugo di cinghiale), un altrettanto squisita (e ottimamente cotta) grigliata mista e un dolce da dividere in due: cucina deliziosa e di qualità a prezzi davvero onesti. Consigliato, esattamente come questa gitarella!

Continuate a seguirmi per leggere il prossimo articolo e scoprire cosa ci ha riservato Pennapiedimonte, la “Matera d’Abruzzo”…

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Letizia Castagnoli

Camplese di Campli, sognatrice e ritardataria cronica, credo nella forza del sorriso e nelle emozioni positive. Parlo due lingue, adoro i piccoli borghi, il mare e i suoi colori, il profumo intenso della macchia mediterranea…ma non ci posso fare nulla, il mio vero amore è la montagna. Scrivo, fotografo e racconto storie sul mondo...sono curiosa, tanto, tanto curiosa!

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