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La bellezza infinita delle Grotte di Stiffe; il fascino senza tempo di Alba Fucens; i colori vivaci di Aielli

Torno a pubblicare un articolo dopo tanto. Devo essere onesta: pensavo che l’avrei fatto raccontandovi di qualche luogo remoto visitato con ai piedi le ciaspole ma il cambiamento climatico ci ha negato il piacere di una bella nevicata e le temperature di quest’ultimo periodo sono più estive che invernali.

Approfittando di questa “possibilità” e del ritorno a casa di mia sorella Eliana e mio nipote Daniele, che vivono fuori Regione, ci siamo dedicati una giornata tutta per noi, alla scoperta, naturalmente, di questo Abruzzo sempre sorprendente.

Siamo partiti al mattino presto diretti verso uno dei siti più interessanti della Regione: le Grotte di Stiffe. Si tratta di una delle maggiori attrazioni carsiche non solo della Regione ma di tutto il Belpaese.

Site in località San Demetrio nè Vestini, in Provincia de L’Aquila, le grotte sono visitabili tutto l’anno [orario estivo, dal 1 Aprile al 15 Ottobre: 10.00 -13.00 e 15.00 – 18.00; orario invernale, dal 16 Ottobre al 31 Marzo, 10.00 – 13.00 e 15.00 – 17.00].

All’ingresso, dopo aver indossato i caschetti di sicurezza, siamo stati accolti dalla nostra guida, Daniela, che ci ha presentato il sito raccontandocene, con infinita passione, la storia e le caratteristiche. Devo dire che, sebbene avessi già visitato questo luogo qualche anno fa, fa sempre un certo effetto sapere di star percorrendo una galleria, lunga circa 700 metri, che ha centinaia di migliaia di anni… constatare come il tempo possa sedimentarsi e lasciare la sua traccia, per “semplice” stillicidio.

Rispetto alla volta precedente, in questa occasione abbiamo trovato non all’ingresso e fino a un certo punto del percorso dei simpatici pipistrelli che hanno scelto la grotta per il letargo invernale. Strepitose le formazioni che è possibile ammirare lungo le pareti, osservare il paziente lavoro dell’acqua e delle tante stalattiti e stalagmiti, che non si lasciano abbattere e, seppur consapevoli di quanto tempo ci voglia prima di collidere, preferiscono ugualmente rimanere al loro posto, fino al momento magico del “bacio”, del contatto tra le due, per dar vita poi a qualcosa di altrettanto straordinario come le colonne… e perchè, delle “vele stalattitiche” o drappeggi vogliamo parlarne? Si tratta di formazioni che nascono “quando la goccia, anziché staccarsi da un punto, scivola lungo una parete strapiombante, formando un rivolo il cui andamento sinuoso o zigzagante è dovuto alle irregolarità della superficie rocciosa. Più che di uno stillicidio, è più appropriato parlare di un filetto d’acqua in continuo scorrimento che deposita lungo tutto il percorso il carbonato di calcio, formando un cordolino. L’acqua che scorre lungo la sua cresta vi deposita altra calcite, trasformandolo in un nastro”.

Mistica la Sala del Silenzio, chiamata così perchè il torrente in questo tratto si prosciuga, rendendo questo ambiente ovattato rispetto agli altri che caratterizzano la Grotta. Meravigliosa la Sala della Cascata, dove, contrariamente alla prima, si sprigiona tutta la potenza dell’acqua, in quel salto di circa venti metri che ci rende quasi inquieti per la sua selvaggia bellezza. Per non parlare poi della sala delle concrezioni, dove possiamo ammirare delle splendide formazioni.

Mi ha fatto sorridere vedere mio nipote Daniele profondamente interessato e immerso in questa splendida realtà e nei suoi pensieri di bambino coscienzioso e dotato di una straordinaria sensibilità per il mondo che lo circonda. Non potevamo fargli regalo più bello che entrare a contatto con questa realtà.

Per tornare al punto di partenza abbiamo dovuto ripercorrere la strada a ritroso, ammirando dettagli che, all’avvio, magari ci erano scappati.

Una volta fuori (dopo un’ora e mezza di visita… che è letteralmente volata!), spinti dal desiderio di scoprire altro, ci siamo mossi alla volta del sito archeologico di Alba Fucens. Ricordo di averlo visitato una sola volta in tutta la mia vita, quando andavo alle scuole medie. E mi domando perchè abbia atteso tanto prima di far ritorno qui! Complice la giornata di sole e le temperature miti, non so, ho avuto l’impressione che questo luogo avesse ancora più fascino. Le origini del sito, dichiarato monumento nazionale nel 1902, pare risalgano al IV secolo A.C.. Alba Fucens si trova a quasi 1000 m slm, alle pendici di una delle vette più importanti degli Appennini, il Monte Velino. Qui, mio nipote, saltellando con la gioia tipica dei bambini della sua età, ha affermato di star facendo un vero e proprio “salto nel passato”. E aveva ragione: anche in questo caso, fa un certo effetto camminare lungo Via dei Pilastri, che è stata percorsa da antiche popolazioni, e perdersi in questo “borgo”, dove sono ancora evidenti tracce di una quotidianità a noi lontana ma che, allo stesso tempo, hanno finito con il caratterizzarci. Sicuramente, il luogo più importante e interessante dell’intero sito è l’anfiteatro, di forma ovale, delle dimensioni di 96 metri per 79 metri, dove Eliana e Daniele hanno giocato a fare i gladiatori, tra un’osservazione e l’altra degli spazi e la constatazione di quanto l’acustica fosse perfetta.

E’ stato bello passare un pò di tempo qui, catapultati indietro di secoli e circondati dalla maestosa bellezza del territorio. Ma è poi giunta l’ora di ripartire. Prima di far ritorno a casa, abbiamo però deciso di fare un’ultima sosta per ammirare… “reperti” decisamente molto più attuali! Ci siamo indirizzati verso il borgo di Aielli, inserito nel Parco Regionale del Sirente-Velino, uno dei comuni più alti dell’altopiano del Fucino, nella Marsica. Aielli è oggi noto per due motivi: il primo, è che nel 1977 fu usato come set per il film Fontamara, con Michele Placido, tratto dall’omonimo romanzo di Ignazio Silone; secondo, i murales che si possono ammirare sparsi per tutto il borgo e che sono la trascrizione di questo stesso romanzo. Bellissimi i colori utilizzati dai vari artisti, disegni che ti appaiono davanti all’improvviso, lasciandoti piacevolmente colpito per i tratti usati, l’armonia delle sfumature. Non si può restare indifferenti davanti all’opera dello street artist Okuda San Miguel, che ha esposto opere un pò in tutti i paesi del mondo. Ci siamo concessi una piacevole passeggiata per le viuzze di questo borgo, ammirando dal punto più alto il tramonto che, ormai, segnava il finire di quella che è stata davvero una bellissima giornata, che ci ha permesso non solo di stare insieme ma, ancora una volta, di scoprire qualche angolo più o meno conosciuto di quella terra sempre sorprendente che è l’Abruzzo!

 

Letizia Castagnoli

Camplese di Campli, sognatrice e ritardataria cronica, credo nella forza del sorriso e nelle emozioni positive. Parlo due lingue, adoro i piccoli borghi, il mare e i suoi colori, il profumo intenso della macchia mediterranea…ma non ci posso fare nulla, il mio vero amore è la montagna. Scrivo, fotografo e racconto storie sul mondo...sono curiosa, tanto, tanto curiosa!

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