Nitimur in vetitum semper cupimusque negata
(Tendiamo sempre a ció che é vietato e bramiamo ció che ci viene negato)
Ovidio.
Sono davvero molto fortunata.
Lo ripeto spesso, ho la fortuna di vivere in una Regione che, dal punto di vista naturalistico, paesaggistico, eno-gastronomico, culturale, artistico, ha molto da offrire.
Ogni paesino ha qualcosa di caratteristico, qualcosa che lo renda meritevole di essere visitato, e dove godersi alcune ore di svago. Meglio se in ottima compagnia, nel mio caso quella di cui mi ha fatto dono Giorgia, mia ex compagna di Università, alla quale mi legano ormai 15 anni di affetto.
E’ stata lei a farmi da Cicerone tra i vicoli della bella Sulmona, nota in particolare per i confetti e per Ovidio, il poeta che cantó l’amore, i cui versi sono ancora oggi, spesso, presi in prestito dagli innamorati, che si ritrovano nelle parole del poeta.
Non ci si puó non innamorare di una città come questa, dove ogni angolino, agli occhi di chi non la vive quotidianamente, appare immacolato, semplicemente bello, verrebbe da dire “fotogenico” (in effetti è dura non fermarsi a scattare foto davanti ai balconi straripanti di fiori).
Sarà stato complice il bel tempo, il piacevole tepore settembrino, la luce del sole che baciava gli edifici esaltandone i colori caldi ma posso dire che a Sulmona mi sono sentita a casa. Giorgia ha avuto la pazienza di mostrarmi la facciata del bellissimo complesso dell’Annunziata (dove mi ha svelato una curiosità sul segnapiano finemente decorato dai maestri scalpellini della vicina Pescocostanzo); mi ha raccontato alcuni aneddoti sulla Fontana del Vecchio e sulla Chiesa di San Francesco della Scarpa, dalla forma inusuale, entrambi in prossimità del meraviglioso acquedotto che domina da secoli quella che oggi è Piazza Garibaldi, una delle piú grandi d’Italia, nota per ospitare ogni anno la celebre Giostra Cavalleresca e il suggestivo rito della Madonna che scappa (per andare incontro, il giorno di Pasqua, al figlio risorto). Abbiamo visitato la bella Chiesa di Santa Maria della Tomba e ci siamo concesse del tempo per dedicarci alle chiacchierate cui eravamo solite ai tempi dell’Università, passeggiando lungo Corso Ovidio (e non mancando di acquistare alcune confezioni di confetti di vari gusti, uno piú buono dell’altro) per arrivare fino alla Villa Comunale, dove persino la natura è stata in grado di stupirci nell’intreccio artistico di un albero secolareÉ che chissà quante storie avrà visto e potrebbe raccontare.
Dopo una sosta al ristorante per un rifocillante pranzetto allietato dalla presenza di n’intera squadra di rugbisti inglesi, a Sulmona per un torneo, Giorgia e io abbiamo ripreso il nostro cammino, direte stavolta a Pescocostanzo, eletto a ragione tra borghi piú belli d’Italia. Un premio che spetta di diritto a questo delizioso borgo a 1395 metri slm, quarto comune piú elevato degli Appennini, le cui origini risalgono al X secolo. Celebre per la lavorazione del merletto e in particolare della pregiata arte del tombolo, Pescocostanzo si distingue per la bellezza dei suoi vicoli, dove ogni abitazione sembra voglia competere con le altre per la presenza di fiori, che impreziosiscono praticamente ogni balcone. Un semplice gesto, prendersi cura di questi fiori colorati, che è bastato a rendere il paese un vero e proprio focus amoenus.
Il sole comincia a calare ed è tempo di tornare a casa. Giorgia e io ci salutiamo con la promessa di rivederci presto, nel nostro amato e sorprendente Abruzzo, con immutato affetto reciproco, quello che da anni ci lega, con la sicurezza di sentirci sempre, l’una per l’altra, “come a casa”.
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